“Wish” rappresenta il 62° lungometraggio dei Walt Disney Animation Studios, un viaggio magico attraverso un secolo di storie intriso di sogni e avventure. La trama si svolge nel pacifico regno di Rosas, governato da Magnifico, un re stregone che, grazie alle arti magiche apprese in gioventù, ha creato un’isola sicura e priva di pericoli per i suoi abitanti.
La storia prende una svolta interessante quando Asha, si presenta a palazzo per diventare assistente del re. Desiderosa di realizzare il sogno del suo anziano nonno, Asha scopre che Magnifico non esaudirà desideri che considera troppo pericolosi. Questo pone il film su una trama intrigante, toccando temi complessi come il libero arbitrio e la tirannia, anche se alla fine sembra mancare il coraggio di esplorarli in profondità.
Il nucleo centrale del film si sviluppa quando Asha, consapevole del crudele inganno perpetrato dal villain, inizia un’avventura lineare in cui il bene si scontra con il male e la verità con l’inganno. La trama, seppur appassionante, sembra limitarsi alla superficie, rinunciando a esplorare completamente temi più adulti e complessi suggeriti nelle prime fasi del film.
“Wish” riesce comunque a emozionare grazie all’ingenuità e alla positività del suo messaggio. Nonostante alcuni momenti citazionisti che richiamano altri classici Disney, il film mantiene un senso di connessione tipico delle produzioni della casa di Topolino. Tuttavia, la direzione artistica, sebbene ricca di riferimenti a classici precedenti, non riesce a distinguersi completamente, dando al film un aspetto ibrido che potrebbe non essere apprezzato da tutti.
L’animazione di “Wish” è un mix di grafica tridimensionale e disegno a mano, una scelta ibrida che, purtroppo, non riesce a lasciare un segno indelebile. In un’epoca in cui il cinema animato sperimenta con stili e soluzioni stilistiche audaci, la scelta estetica di “Wish” appare troppo elementare e poco audace. Il contrasto tra gli sfondi statici e i personaggi animati in CGI potrebbe non soddisfare completamente gli spettatori abituati a una maggiore innovazione visiva.
In conclusione, “Wish” celebra il centenario dei Classici Disney con una storia avvincente e un messaggio positivo, ma forse si ferma a un livello di superficie, perdendo l’opportunità di esplorare appieno temi più complessi. La sua estetica ibrida, seppur ricca di citazioni, potrebbe non raggiungere i vertici di innovazione visiva attesi in un’epoca animata così creativa.